domenica 29 marzo 2015

Perchè la vita, a volte, sembra il disegno di un pazzo.

Florida. La mia Florida, quello che per me è stata la Florida. Spiagge lunghe e piene di conchiglie, Oceano da scoprire, passeggiate sul bagnasciuga, vedere i Marley saltare fuori dall'acqua con la loro lunga "spada", strade grandi, grandi distanze(e davvero, quando dico grandi distanze intendo proprio grandi, credo che senza macchina sia impossibile vivere in un posto del genere), confezioni grandi. L'America è grande, è consumismo, è avere tanto di tutto. Poi ti volti, e dall'altra parte della strada c'è la povertà, ci sono le baraccopoli e persone che mendicano un pezzo di pane. Devo dire che ho visto molti meno homeless rispetto a Toronto, ma credo sia dovuto al fatto che ero in una zona ricca e turistica, molto ben tenuta e controllata.





Dieci giorni sono volati. Purtroppo? Per fortuna? Mes e mes, dai! Perché finalmente ho riacquistato una vita normale, una mia indipendenza. È stato strano tornare a "casa". È stato strano perchè ancora casa non é, ma mi mancavano i miei luoghi conosciuti, la mia camera, le mie cose, i miei amici di qua. Se penso a "casa" al momento non sento ancora che questa è casa mia, ma non sento nemmeno casa in Italia come mia. È una cosa davvero strana, difficile da spiegare. Probabilmente casa "del cuore" rimarrá sempre quella dove ci sono i miei affetti, eppure al momento non riesco a sentire nemmeno quella come casa. Chissá se è una cosa normale oppure sono io che sto piano piano impazzendo del tutto. Comunque, dicevo, mi è mancata Toronto, con le sue strade ormai familiari, con i miei punti fermi e le mie tappe quasi quotidiane. Anche se, porcaccia di quella miseriaccia, è ormai primavera, ed oggi ci sono 2 gradi (percepiti -4). Che uno parte, va in Florida, si abitua ben presto a una vita in pantaloncini e flip flop, pensa che quando torna a Toronto dopo il break possa iniziare a togliere qualche strato pesante, chessò, guanti e cappello per esempio, e invece quando atterra all'aeroporto manca poco che mi ritrovano al reparto surgelati dell'Esselunga visto che da brava BaDiMi quale sono ho ben pensato di partire in pantaloncini e maglietta a maniche corte! Un genio, insomma!

Se partire dal Pearson Airport è stato strano, atterrarci lo è stato ancora di più, perché ho fatto la stessa strada e gli stessi controlli all'immigrazione che ho fatto ormai quasi 3 mesi fa quando sono arrivata qua.
L'immigrazione. Cara è bella immigrazione. Ci siamo sparati le 3 ore e spiccioli di volo con un cagotto che la metà bastava. Perché all'aeroporto di West Palm Beach la tipa del check in continuava a chiedere imperterrita il mio Visa. Le abbiamo spiegato che essendo cittadina italiana non ho bisogno di nessun visa, ma che basta il timbro, ma lei nulla, continuava a cercare sto benedetto Visa. Eravamo in 3 a dirle la stessa cosa, ma nulla. Alla fine ha chiamato il suo superiore, che le ha confermato quello che continuavamo a dirle noi. Fatto sta che un po' ci ha destabilizzati, tanto che all'immigrazione canadese siamo arrivati stratesi, ma alla fine tutto ok.
Ancora non mi hanno espulsa da questo paese! Yeah!
Tutto questo non mi ha distratta dalla partenza e dall'atterraggio. Vedere Palm Beach scomparire sotto di noi e Toronto avvicinarsi, riconoscere il lake Ontario è il suo profilo dalle luci notturne, e pensare che è strano come la definizione di posto familiare sia così ampia :)



Quello che ho visto di questa Florida mi è piaciuto. Mi è piaciuta la gente, così aperta e cordiale. Mi è piaciuto che qua probabilmente la prima lingua è lo spagnolo, e non l'inglese, vista la grande presenza di latinoamericani. Canali tv in spagnolo, radio in spagnolo, cartelli in spagnolo. La gente in giro per la strada spesso parlava in spagnolo. Sabato pomeriggio siamo andati alla messa, io sono andata solo per curiosità verso questa messa in spagnolo e per le chiese americane. A parte una bandiera dell'America sull'altare e due maxi schermi da cui seguire i canti nulla di troppo diverso. Ma era una chiesa piccolina e sicuramente in chiese protestanti, o presbiteriane deve esserci un qualche spettacolo alla Sister Act. Indagherò in Toronto.



Sara-reporter deve documentare le stramberie di questi autoctoni! Mica sono in missione per nulla, eh!

Venerdì ho avuto la giornata libera. Cioè, ho lavorato la sera, ma durante il giorno sono potuta andare a West Palm Beach. Ho girovagato tra i negozi, ho vagato per la città, da downtown sono andata giù al lago, ed ho vagato fra il campus universitario.
Mi devo ripetere? Sembrava di essere in un telefilm. Queste università con costruzioni basse, immerse nel verde, con i vari dipartimenti. Bello. Poi tutti erano in bici. Bici e caschetto. C'era un telefilm in cui c'erano questi poliziotti, se non sbaglio a Miami, che andavano in giro in bici e caschetto. E no, non era CSI.


Universitá di Palm Beach


Adotta anche tu una Highway! Sono pazzi questi americani!


Tram di Palm Beach


Segnali stradali


L'Italia va alla grande qua!


Chiesa in downtown


Scalinata per salire al teatro


Piazzetta, in vero italian style


Lago


Bandiere.... Bandiere ovunque!


Targhe by Florida




Tamarri ne abbiamo da queste parti??


ATM drive thru. Perché complicarsi la vita, trovare parcheggio, scendere dalla macchina, solo per prelevare, quando puoi farlo comodamente dalla macchina?!? Come si fa a non amarli??


Downtown


I chips! Li ho visti ;)





City hall



la Florida è stata una bella scoperta, nonostante gli orari di lavoro disumani, nonostante non avessi i miei spazi, i miei tempi liberi e le mie cose da fare.
Mi sono sentita Homer Simpson...


...e mi sono presa una pausa da questo brutto freddo Torontoniano!








E l'ultima mattina, anche il cielo era triste, e mi ha regalato uno spettacolo di colori indescrivibile.


Tornata a Toronto ho ripreso la mia solita vita: lavoro e corso. È stato comunque piacevole ritrovare tutto.
Avrei lasciato il freddo indietro, ma non si può avere tutto dalla vita, no? Da brava genia quale sono mi sono detta "no, è primavera, io guanti e cappello non li voglio più". Peccato che io ora abbia le mani come San Francesco. E comunque, i guanti per ripicca io non li metto! Prima o poi mi dovranno tagliare le mani perché assiderate!! ;)

Ieri ho visto Kumiko e Nataliya. C'erano anche Magdalina, una ragazza Slovacca che faceva scuola con noi e Elina, la collega di Kumiko.
Siamo state in Chinatown a mangiare vietnamita.
Chinatown. È impressionante. Sembra di essere a Pechino. Tutto scritto in cinese, addirittura la stazione di polizia ha le scritte in cinese.
Sono grandiosi!


Ormai sto assaggiando cucine etniche ;) ma dopo aver letto "fried frog" non ho voluto rischiare ed ho ordinato del semplice riso fritto con pollo!
Abbiamo preso, poi, da condividere, gli involtini vietnamiti. Ti portano questi fogli di riso, che sembrano plastica, ed un recipiente di acqua caldo, dove immergerli, e poi li riempi con carne e verdure.



Per fortuna non esistono foto del dopo, perché la mia faccia deve essere stata impagabile! Troppo pepe! Volevo sputare tutto!! Ahahahaha!

Dopodiché siamo andate in un locale giapponese, e ho provato sakè e qualche altro loro intruglio.



È stato simpatico, perché all'arrivo con un grande tamburo annunciavano a tutti l'entrata, e tutti salutavano, e così all'uscita! Sono dei manga i giapponesi! Li adoro!!

E nulla. Oggi è il 29 marzo. Nei piani iniziali stasera avrei dovuto prendere un aereo per tornare a casa, e invece sono qua che organizzo la mia Pasqua ad Ottawa con Kumiko e Nataliya. È strano. Se tutto fosse andato come doveva andare domani atterrerei a Malpensa, e invece questa sera quell'aereo partirá senza di me. Tre mesi sono volati, e sono certa che voleranno anche i prossimi tre. E probabilmente lasciare tutto questo ora, quando ho trovato una mia dimensione e Ù na mia routine sarebbe stato davvero brutto. Eppure avrebbe fatto piacere ed avrebbe riscaldato il cuore sapere di tornare nei miei luoghi.

Qua è sempre tutto bello e tutto fantastico. Sto vivendo una vita nuova, e imparando una lingua. Sto capendo che si, posso farcela, e che si, sono brava in questo. Ma mi sto chiedendo se è davvero quello che voglio. Vivere lontano da tutto ciò che fino a tre mesi fa era la mia vita, perché non è facile, per nulla, non lo nascondo. Non è sempre tutto bello e tutto tranquillo. È frustrante non essere capiti, perché ancora non padroneggio la lingua a dovere. È ancora shockante vedere persone in giro con le crocs, o con quelle che forse, ma forse, in Italia useremmo come babbucce da casa, con il pelo, quando fuori ci sono -5 gradi. Che Enzo Miccio qua farebbe fortuna con il suo "Ma come ti vesti??", ma anche un bambino capirebbe che, visto il clima, forse sarebbero più appropriati degli stivali. Perché qua anche io che sono molto casual nel vestire riesco a prendermi i complimenti per come mi vesto bene. Mi viene da ridere quando me lo dicono. Ma davvero la gente la mattina si veste al buio da queste parti. Perché almeno le basi, perdio, le basi dovrebbero esserci. E invece li vedi andare in giro in modi indescrivibili. Accozzaglie di colori e di motivi inguardabili. Ed io dovrei star zitta perché ho fatto dei colori, soprattutto quelli shocking, il mio marchio di fabbrica. Ma, come italiana a quanto pare, ho il buon gusto di scegliere abbinamenti tutto sommato accettabili, non ridicoli. A volte guardo i ragazzi qua e mi dico "ridatemi quelli con i mocassini, il risvoltino e il borsello!", perché qua non ci siamo: pantaloni di quattro taglie più grandi, camice a quadrettoni, magliette extra large, ed ovviamente tutti, e dico tutti, maschi e femmine indistintamente, hanno nell'armadio almeno un capo, chessò una maglietta, una felpa, un cappello, del Canada. Vanno in giro tutti fieri con questo abbigliamento bianco e rosso con la scritta "Canada" in bella vista. In alternativa, la scritta è Toronto. Un po' come se tutti in Italia andassimo in giro con vestiti verdi, bianchi e rossi, e a Milano tutta la città con felpe e magliette con su scritto Milano. Che sono quei tipi di vestiti che si compra un turista, non uno della città, ecco. E fa parecchio strano, ecco!

E niente, tra pochi giorni saremo davvero al giro di boa. La mia esperienza qua continua, si stringono i denti e si va avanti. Senza se e senza ma. Quel che sarà, sarà. E come ho cercato di spiegare, in Inglese, a Kumiko e Nataliya, comunque vada sarà un successo! (It will be a success whatever happens, che credo sia sbagliatissimo ma rende almeno l'idea).

PERLE DELLA SETTIMANA:

-Ci sono momenti, soprattutto quando sono stanca, in cui scollego il cervello. Se lo faccio in Italia, posso comunque riuscire a cavarmela. Quando lo faccio qua, vuol dire fare colossali figure di merda. Perché se non sto attenta al 100% mi perdo i pezzi e ciao, è stato bello parlare con voi ma non ho capito un cazzo. Ieri sono riuscita a rispondere ad un "How are you?" con un "I'm twenty-nine". Il mio interlocutore deve avermi presa per rincoglionita, ma amen.

-Il mio cervello non si vuole arrendere all'idea che io stia imparando una nuova lingua. Ormai il "Yeah"(pronunciato IA) fa parte di me. "Yes" non esiste. "Yes" è per gli sfigati appena arrivati. Per cui se devo dire "si", in italiano, ormai è "Yeah". Ho iniziato a mischiare le parole. E fanno un sacco ridere! "Stefano non giampare!" (Jump+Saltare). Anche perché Jump come parola rende di più, c'è poco da fare. Ormai non considero più nemmeno troppo strana la parola "praticare" (Practice+Esercitare), che tutto sommato è corretta in italiano ma all'inizio mi faceva accapponare la pelle. E ce ne sono altri mille di esempi così. Praticamente, e lo ripeto, oltre a non sapere l'inglese, sto anche dimenticando l'italiano. Good job, Sara, good job!!

-Perché fare la solita strada, sicura, conosciuta, banale, sempre? Facciamo strade nuove, scopriamo nuove parti. E fu così che, per arrivare dal punto A al punto B, cui solitamente ci vogliono 20 minuti, ce ne ho messi tre volte tanto, passando per Budapest, Bratislava, Sydney e Seoul. Ho fatto anche una capatina a Mosca ma non mi hanno fatta entrare per via del visto. Ho sicuramente scoperto nuove parti di Toronto. Peccato che al momento io non sappia dove sono collocate nel mondo.

-Leggere le guide dell'Italia in giapponese è esilarante. Aspettate un attimo. Leggere è un parolone. Guardare gli ideogrammi in giapponese sulle guide dell'Italia è esilarante. Vedere il Duomo di Milano fa venire un colpo al cuore. È proprio vero che quando sei lontano tutto sembra più bello. Kumiko, prima di rientrare in Giappone, si fa tre settimane tra Praga, Vienna, Venezia, Milano, Firenze, Roma e Instanbul. Le mille tappe italiane sono merito mio perché ha visto delle foto e vuole assolutamente visitare l'Italia. Mi aspetto una percentuale dal ministero del turismo italiano. Per cui, se vedete una giapponesina tutto pepe per le strade milanesi non mandatela a cagare, è solo Kumiko. "Ma a Roma trovo qualcuno che parla inglese?". A Kumì, a Roma al massimo puoi trovare chi ti parla in romanaccio stretto, ma non preoccuparti che solitamente con i turisti siamo gentili e cordiali! Poi puoi unirti a uno di quei gruppi di Giapponesi con le macchine fotografiche al collo e la guida con la bandierina, per cui stai tranquilla che non ti perdi ;) Si, le ho detto Proprio così. Si,ho usato "Little flag" per tradurre bandierina. Si, devo essere radiata da questo stato e buttata in pasto agli squali della Florida. Si, probabilmente non faccio una buona pubblicità al mio paese. Ma se ripenso al "imprenditor" detto dalla guida al Teatro San Carlo a Napoli sento un brivido lungo la schiena. Imprenditor. Per tradurre imprenditore. Anche io ho tradotto una parola togliendoci la lettera finale. In terza media. Durante un'interrogazione. E non mi spaccio per guida turistica che parla l'inglese. Ma se ci ripenso mi faccio "pat pat" sulla spalla da sola per l'intraprendenza. Perché non è da tutti parlare del "romanz", che "novel" è una parola troppo inflazionata. Che poi, voglio dire. Credo che i 3/4 delle volte io mi invento le parole (eppure qua nessuno mi dice nulla, o fanno finta di capirmi, o ci azzecco, devo ancora capire quale sia la verità), ma io so di non sapere(Socrate, non amour, docet), per cui mai e poi mai mi sognerei di farmi pagare per spiegare in una lingua che non so cose ai turisti. Magari tra due o tre decenni potrei farcela, eh!

-Cari vecchi States, mi cadete sul chip del mio bancomat. Che li le carte si switchano, non si inseriscono. Per cui il mio bancomat, che va solo ed unicamente col chip, non funzionava. Pensate che bello scoprirlo nel tuo giorno libero, al centro più vicino a casa, ovvero a 40 minuti di macchina(ve l'ho detto, no, che le distanze sono impressionanti). Per fortuna, dopo la prima ora di panico, una tizia di un negozio ha semplicemente inserito i numeri della carta di credito e ha funzionato. Quindi, okey, ora sappiamo come fare, bene, bello. Spiegate voi a tutte le persone, ogni volta che dovete pagare, che la carta non va switchata ma vanno inseriti manualmente i numeri. In inglese. Che poi, ci fosse stato uno, dico, uno, che mi avesse presa subito sul serio. No, loro switchavano, mille volte, mettendo la carta nei sacchetti(ho notato che qua in Nord America è pratica molto comune quando non funzionano le carte passarle incellophanate nei sacchetti...bah!), per poi arrendersi all'idea che si, non ero scema, non volevo fargli perdere del tempo inserendo i numeri a mano, ma era l'unico modo in cui funzionava. Mi sono resa conto che qua, inteso come Nord America, non sono molto aperti alle eccezioni. Che è una cosa bellissima e giustissima in un sacco di ambiti, ma non sempre. Se per loro la procedura è quella, non c'è nulla da fare, fanno quella. Per poi perdere il triplo del tempo perché finiscono di far la cosa che tu dall'inizio gli avevi detto. E va beh, nonostante tutto io li amo comunque.

-Ho accidentalmente smarrito i miei auricolari. Okey. La verità è che sono una cogliona e li ho lasciati in Florida. Per cui il giorno dopo che siamo tornati dalla Florida sono andata all'Apple Store a comprarne degli altri. Prendo gli auricolari, mi avvicino al tipino con la macchinetta, e mi dice che se ho un I-Phone posso pagare con quello. Credo che mi sia caduta la mascella da quanto ho aperto la bocca, e lui se ne è accorto perché mi ha chiesto se fossi canadese. In realtà intendeva dire che potevo pagare con l'account dell'Apple Store del telefono. Ma a parte questo. Al mio "No, non sono canadese", sono seguite le solite domande "Di dove sei? Cosa ci fai qui? Da quanto? Per quanto?". Qua è abbastanza normale questo tipo di domanda. Infondo sono tutti immigrati, o figli di immigrati. E niente, tutto questo preambolo per dire che, quanto si può gongolare quando un canadese, ti scambia per canadese, e ti dice che hai un ottimo inglese? Giuro che non ci stava provando. Giuro che non ha cercato di vendermi mezzo negozio dopo avermi detto questa cosa. Giuro che é successo davvero e non me lo sono sognato. E andiamo, che piano piano ce la facciamo!!

Ed anche per questa settimana vi saluto.
Quell'aereo è partito, e a quanto pare io non l'ho preso.
Ma non preoccupatevi, see you soon!
Vi stritolo forte, da qua!

martedì 17 marzo 2015

"Chissà cosa avrebbe scoperto Colombo se l'America non gli avesse sbarrato la strada" J. Swift

Eccomi con un po di ritardo a darvi miei aggiornamenti.

La settimana torontoniana è trascorsa come al solito, tra lavoro e corso di preparazione allo IELTS.

Venerdì dopo pranzo abbiamo preso su i bagagli e siamo partiti alla volta del Pearson Airport. L'ultima e l'unica altra volta in cui ci sono stata ero appena arrivata in terra canadese. Ha fatto parecchio strano ritornarci ;)

Devo dire che qua sono molto intelligenti: la dogana e l'immigrazione la fai subito in aeroporto, non ti prendono nemmeno le valigie prima di passare i controlli, così che se ci fossero problemi non ti devono reimbarcare sul primo volo per farti tornare a casa. Così dopo aver ottenuto il mio timbro sul passaporto ci siamo imbarcati. Quattro ore di volo dopo siamo usciti in un grande phon. Un caldo e un'afa da agosto milanese. Abbiamo preso la navetta per arrivare al noleggio auto e con il mini van siamo andati a casa.


Io farei un grande applauso per il tipo dell'immigrazione con il timbro impostato con il giorno sbagliato. Venerdì era il 13, e siccome me+venerdì 13 non poteva far venir fuori nulla di buono, l'aereo è partito con un'ora di ritardo perché abbiamo bucato. L'aereo ha bucato. Un'unica piccola ruotina in tutto quel grande ammasso di ferro e noi buchiamo. Sembra una barzelletta, ma è la realtà. Venghino signori venghino che qua non ci si annoia mai.

Sabato lo abbiamo passato tra spiaggia e piscina. Così come domenica. Domenica poi siamo andati in una specie di centro città di Palm Beach. Sembrava troppo di stare in Italia :)





Che qua tutto ciò che è italiano è strapregiato. Quando tornerò in Italia e potrò mangiare un gelato con 2€ mi sembrerà un sogno. Che qua meno di 5$ non ho ancora trovato (e con qua intendo anche Toronto, che per quanto buono possa essere mi sembrano eccessivi 5$).

Ieri, lunedì, siamo stati al mare ed in piscina.





Sto avendo almeno un'oretta al giorno di break per potermi rilassare e godermi il mare come piace a me, tra camminate sulla spiaggia e tranquillità. Ora sono appunto in riva al mare a scrivere ;)



Oggi siamo andati allo zoo di Palm Beach, e ora che siamo tornati sto avendo del tempo per me;)


Monkeys..

..monkeys..

..Eagles!

Fa strano eh, pensare che oggi è il 17 di marzo ed io sono in costume e vado in giro in pantaloncini corti e maglietta. Che è il 17 marzo ed io sono alle prese con crema solare e dopo sole e mi sto abbronzando come quest'estate un Puglia. Tra l'altro oggi è San Patrizio, per cui c'era un sacco di gente in giro vestita in verde con immancabili alcoolici in mano.

Stasera dopo cena sono scesa nella hot tube, la vasca idromassaggio calda. Relax allo stato puro. Sono poi scesa un po' in spiaggia a godermi il mare di notte. Io, in costume, solo il rumore dell'Oceano intorno a me. Mi sono rigenerata. È tutta un'altra vita. E se penso che avevo anche caldo, alle 9.30 pm, in costume e basta, mi viene da ridere. Una settimana fa andavo in giro con guanti, cappello, sciarpa e vestiti pesanti. E tra una settimana purtroppo questo sogno finirà e tornerò nella, spero non troppo, fredda Toronto.



Sto vivendo in un film. Vedo cose che ho sempre e solo visto nei film e nei telefilm. È pazzesco. Non so nemmeno descrivere a parole cosa possa essere questa mia esperienza. Ci sono emozioni, sensazioni, stati d'animo che non si possono descrivere, che non è possibile spiegare. Che si possono, e si devono, solo vivere. Come faccio a spiegare cosa provo e cosa sento quando, nella mia solitudine, sono seduta in spiaggia e davanti a me ho l'Oceano? Così potente, così rumoroso, che sento da casa anche ora con le finestre chiuse. Non è possibile spiegarlo. E non vorrei nemmeno provarci, perché è una cosa così intima, così personale. So solo che ogni volta che sono al mare rinasco, che l'acqua è sicuramente il mio elemento, perché mi rigenero, cambio umore, cambio tutto. E nuotare nell'Oceano. Mi aspettavo l'acqua fredda, molto più fredda. Invece no. Ora: non so se in questo particolare punto del mondo l'Oceano non è freddo, non so se è perché è marzo, non so per quale motivo. So però che vedere gli squali nuotare in acqua dal balcone di casa un po' di caga te la mette addosso.

So che qua ci sono le meduse(jellyfish) più strane che io abbia mai visto, tra cui le Caravelle Portoghesi: sono spiaggiate lungo la costa, e quando cammino in riva al mare devo stare attenta perché con il loro palloncino vengono portate sul bagnasciuga dal mare, e per quanto io sia una fan sfegatata di Dr. House e Grey's Anatomy non voglio provare sulla mia pelle la visita ad un ER americano. Tra l'altro qua l'ospedale si chiama "Good Samaritan", sono circondata. Aiutoooooo!



Stamattina abbiamo fatto colazione da Dunkin' Donuts. Sicuramente ci sono posti più salutari, ma a giudicare dai fisici poco statuari che si vedono in giro da queste parti direi che a questa parte di americani piace un sacco questo tipo di cibo spazzatura. E ho capito perché ci sono quantità industriali di obesi. La cosa meno grassa è come minimo passata due o tre volte nella friggitrice.



Tra l'altro, come da Tim Horton in Canada, hanno i fantastici Munchkins(da Tim Horton si chiamano Timbits). Cosa sono? Visto che i donuts, le ciambelle di Homer per dire, qua sono molto popolari, a qualche genio (perchè devi essere un genio) è venuta l'idea di vendere "il buco". Perché la pasta nel buco rimpastarla, per fare nuovi donuts, che poi saranno bucati e poi creeranno altri buchi che verranno rimpastati è così via, quando puoi semplicemente vendere il buco e guadagnarci su? Ecco: sei un genio. Perché la gente va pazza dei buchi dei donuts!

Non so bene come farvi capire come si vede la disparità delle classi sociali qua. È una cosa che in Italia non si vede così palesemente. Qua hai da un lato la villa di qualche vip con lo yacht attraccato fuori e dall'altro roulotte e baraccopoli. Da una parte condomini con piscina e vasca idromassaggio e dall'altra casette che ti chiedi come facciano a non essere ancora state spazzate via dai tornado. Che qua i tornado sono proprio di casa. Fa quasi impressione vedere le case con le finestre chiuse da tavole di legno.

E per la rubrica "sapevatelo" di raieducationalchannel, ho scoperto il vero significato della parola GIGANTE. Che una sta da ormai due mesi e mezzo in Canada e pensava di aver visto grandi confezioni di cibo, o grandi macchine, o grandi strade. Poi sbarca negli States, e si deve ricredere, perché qua la concezione di "formato famiglia" è la nostra "quantitá industriale" per intenderci. Le bottiglie d'acqua che si vedono nei film, le taniche(perché di taniche si tratta dai) del latte, addirittura le borracce sono in formati che io non ho mai visto prima. Le strade da 5-6-7 corsie per senso di marcia, le macchine che per salirci ti serve come minimo una scaletta. Qua è tutto grande. E quando dico grande, intendo davvero grande. Ed io che mi ero appena abituata a vedere le confezioni di uova da 16. Qua le uova sembra che non le abbia sputate fuori una gallina, ma un animale indefinito ma sicuramente grande almeno 2 o 3 volte una gallina normale. Io lo so, perché lo so, che una volta rientrata in Italia avrò uno shock culturale al contrario.

Qua la bandiera degli USA è dappertutto: in mezzo alle strade, all'entrata dei mall, alle case. È davvero impressionante il senso di appartenenza e patriottismo che hanno.





E per questa settimana vi saluto. È uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo, no?